Page 18 - Malaria: Prevenzione e Controllo in Italia - Ministero della Salute
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DEFINIZIONE DI CASO
Viene definito caso di malaria un soggetto sintomatico, paucisintomatico o asintomatico nel quale venga
riscontrata la presenza di parassiti malarici con le metodiche diagnostiche sotto riportate. Va tenuto presente
che, a differenza della precedente normativa viene enfatizzata la possibilità di riscontro di plasmodi malarici in
soggetti apparentemente sani nel corso di indagini epidemiologiche, i quali in assenza di opportuno trattamento
possono costituire potenziali serbatoi d’infezione.
CRITERI DIAGNOSTICI
Criterio clinico il sospetto clinico di malaria deve essere elevato in caso di comparsa di una sindrome
febbrile con andamento intermittente, accompagnata da cefalea, mal di schiena, brividi
scuotenti, sudorazione profusa, mialgie, nausea, vomito. Vista la possibile evoluzione
grave, il sospetto di malaria deve essere considerato un’urgenza medica e deve ricevere
una conferma della diagnosi tramite i test di laboratorio entro 24 ore.
Si deve anche tener conto che la malaria, soprattutto nelle fasi iniziali, può mostrare
sintomi sovrapponibili a quelli di molte altre infezioni causate da batteri, virus o da altri
parassiti, ed inoltre che il quadro clinico può presentarsi fortemente atipico in soggetti:
• sottoposti a chemioprofilassi a dosaggi inadeguati o utilizzando farmaci non
più efficaci per fenomeni di resistenza;
• parzialmente immuni perché originari da aree endemiche;
• appartenenti alla fascia di età della prima infanzia.
Criterio epidemiologico In aggiunta, nel caso di malaria da trasfusione il tempo di comparsa della
sintomatologia, normalmente molto breve, e la sua gravità possono dipendere dalla
quantità di parassiti trasfusi. In un certo numero di soggetti originari da aree endemiche
si possono riscontrare parassiti malarici anche in assenza di sintomatologia in seguito
all’acquisizione, dopo ripetute infezioni malariche, di risposta immunitaria nei confronti
del plasmodio (immunità adattativa).
la diagnosi di malaria dovrebbe essere presa in considerazione per tutti i soggetti
originari da zone endemiche o che vi abbiano soggiornato, anche per un breve periodo,
negli ultimi 36 mesi.
Criterio di laboratorio il caso di malaria va sempre confermato in laboratorio con la ricerca diretta dei parassiti
in campioni di sangue periferico. La diagnosi emoscopica rappresenta ancora il metodo
di elezione per la diagnosi di malaria e sebbene siano disponibili altri metodi diagnostici
questi devono affiancare e non sostituire l’esame microscopico, nonostante la
definizione di caso del Centro Europeo per il controllo delle malattie (ECDC),
successivamente riportata.
1. Diagnosi microscopica: la diagnosi viene effettuata su preparati ematici (striscio sottile
e goccia spessa) di sangue periferico che nei casi sintomatici va prelevato alcune ore
dopo l’accesso febbrile. La presenza di una o più forme di sviluppo del plasmodio
(trofozoiti, schizonti, gametociti) all’interno delle emazie è indice di positività . Il
risultato dell’esame può definirsi invece negativo quando non sia stato identificato
alcun parassita all’osservazione di almeno 100-200 campi microscopici in goccia spessa
e 400-800 su striscio sottile (obiettivo 100x ad immersione). Per i casi clinici sospettati
di aver contratto la malaria, ma i cui campioni di sangue non mostrano la presenza di
parassiti, prima di una diagnosi di esclusione lo striscio va ripetuto ogni 12/24 ore per 3
giorni consecutivi.
2. Altri metodi diagnostici: sono da considerarsi ormai di uso comune i test rapidi
immuno-cromatografici per la ricerca di antigeni solubili del parassita (RDTs) e
l’analisi molecolare che identifica la specie mediante PCR. Questi test possono
supportare la diagnosi microscopica ma non sostituirla.
CLASSIFICAZIONE DEL CASO
Possibile Caso in cui siano soddisfatti il criterio clinico ed il criterio epidemiologico.
Confermato Caso che soddisfa anche il criterio di laboratorio (diagnosi microscopica).
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